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  • Immagine del redattoreProgetto Psicologia

Sofferenze e speranze appese ad un amuleto



“Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una e la guardo, fino a quando non comincia a splendere”. (E. Dickinson)

Occorre riconoscere che in questi ultimi tempi la pandemia ha lasciato, e in parte ancora continua a lasciare, una ferita nell’animo di tutti noi, una ferita che il più delle volte si è sostanziata in uno smarrimento generale, in una chiusura in se stessi ed in un distanziamento dagli altri che ha avuto come conseguenza la difficoltà di mantenere stabili le relazioni affettive, amicali, sociali precedentemente costruite. Per riprendere la frase di Dickinson, ci è mancata, o è venuta meno, la parola, la parola che ci permette di raccontare di noi agli altri, di narrare paure e desideri, di stare in mezzo agli altri senza perderci; per questa ragione la parola diventa desiderante, e come dice Dickinson, quando la pronunciamo inizia a risplendere. Il sostegno che lo psicologo dà alla persona che ha difficoltà a riprendersi la parola consiste proprio in questo: nell’aiutarla a riappropriarsi della parte desiderante che la parola contiene, che poi è la parte più bella. E’ importante quindi riprendere la narrazione di sé dopo questo lungo periodo in cui il coronavirus ci ha anestetizzato un po’ tutti, e, al contempo, ascoltare le richieste di aiuto delle tante persone, in particolar modo quelle più deboli, che sentono di non farcela.


Eppure, in un contesto di sofferenza manifesta, c’è chi, vestito da agnello, equipaggiato di amuleti magici e di parole al vento, si propone all’attenzione di chi soffre ed è senza difese come “il risolutore di tutti i problemi legati alla sfera emotiva, a quella sentimentale o a questioni di salute”, invitando le persone ad acquistare amuleti con proprietà curative”.​ Sono gli usurpatori dell’animo umano, persone che imbrigliano, senza la possibilità di far comprendere quello che sta accadendo. Opposto è invece il percorso di psicologi e psicoterapeuti iscritti all’Albo che per formazione danno sempre molta importanza alle parole dell’altro, attenti che ogni parola può condurre ad un’emozione vicina o lontana, che ogni parola può esprimere un desiderio vissuto o pensato, o che ogni parola può riservare, racchiudere o svelare una paura latente o manifesta.​


Come Associazione Progetto Psicologia, vogliamo richiamare tutti noi a prestare la massima attenzione per isolare i venditori di fumo, magari promuovendo sul territorio una maggiore visibilità della professione dello psicologo che per sua stessa natura utilizza le parole del paziente per far risplendere, per citare ancora un’ultima volta Dickinson, ciò che a lungo la pandemia e le difficoltà della vita avevano oscurato.





Brizio Colella - Progetto Psicologia Ψ Società, Identità e Professione


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